Ma la signora Belviso bisbiglia o gracchia?

Ma la signora Belviso bisbiglia o gracchia?

La premessa è doverosa: non credo molto al c.d. giornalismo d’inchiesta, specie di quello “mordi e fuggi” ed alimentato da giovanotti scarsamente scolarizzati, in cerca di celebrità e magari scodinzolanti dietro a politici locali giunti sull’orlo del fallimento. Preferisco, se posso, arrivare direttamente alla fonte della notizia, documentarmi, ma non attraverso i media: così, in presenza di una notizia “scandalistica”, tento di approfondire la conoscenza prescindendo dai mezzi di comunicazione.

Sono stato nominato Capo dell’Avvocatura di Roma Capitale venerdi 13 settembre 2013 e solo due giorni dopo il quotidiano romano “Il Tempo”, con un articolo a firma di Susanna Novelli, tentava di diffamarmi inventando notizie denigratorie su di me ed omettendo molte verità. Il pezzo traeva in realtà vita dal “benservito” (così ivi definito) che l’Amministrazione comunale avrebbe dato al mio predecessore (collega del mio stesso concorso), scelto nel 2011 dall’allora sindaco Alemanno. Predecessore che, con iniziativa inedita per la storia dell’Avvocatura capitolina, ha proposto ricorso giurisdizionale contro la nomina del successore, assumendo tra l’altro di essere il migliore avvocato dell’Amministrazione ma che paradossalmente è poi incappato addirittura nel grave errore di sbagliare persino l’individuazione del giudice da adire: cosicché il TAR con sentenza n. 1859 del 17 febbraio 2014 ha dichiarato inammissibile il gravame (il Tribunale del Lavoro, più tardi, rigetterà nel merito il ricorso, in quanto manifestamente infondato, condannando il ricorrente al pagamento delle spese: ndr).

Il 19 gennaio scorso, se non ricordo male la data, sempre “Il Tempo”, con un articolo a firma di Vincenzo Bisbiglia, ha iniziato a sferrare un micidiale attacco contro gli stipendi (lì definiti faraonici o da “salasso”) degli Avvocati di Roma Capitale, traendo spunto da dati acquisiti dal sito internet dell’Amministrazione (chissà perché riportanti poi decine di migliaia di euro in eccesso rispetto a quelli, effettivi, contenuti nel CUD): attacco che è proseguito quindi in maniera sistematica nei giorni e nei mesi successivi, ripreso da molte altre fonti, e che ha finito per condurre all’emanazione dell’art. 9 del recentissimo D.L. n. 90 del 2014 (azzeramento totale degli incentivi economici previsti dalla normativa vigente in favore di tutti gli avvocati degli Enti pubblici, Stato compreso).

Qualche settimana fa, mi sembra intorno all’inizio del mese di Aprile, alcune fonti giornalistiche hanno commentato il fatto che l’Avvocatura comunale non avrebbe appellato una sentenza del Tribunale del Lavoro con la quale centinaia di agenti di polizia locale hanno ottenuto una promozione ad un livello economico superiore. La notizia è stata ripresa dal consigliere capitolino Sveva Belviso che ha immediatamente approfittato dei microfoni per lanciare pesantissime accuse all’Avvocatura ed a me in particolare, quale responsabile (non di quella specifica causa ma) dell’Ufficio (preciso di non aver mai avuto occasione, nella mia vita – professionale e non – di parlare di persona con costei, che verosimilmente neppure mi conosce). E’ giunta sino al punto di dire che mi sarei dovuto dimettere (!), ovviamente per favorire qualcuno di suo gradimento: non mi preoccupo più di tanto, comunque, poiché quello delle dimissioni altrui è una sorta di  tormentone che la deve angosciare non poco (digitando sui motori di ricerca i termini “Belviso” e “Dimissioni” se ne ha la conferma). Mi hanno riferito che il suo intervento in facebook, su questo particolare episodio del presunto appello tardivo (troppo complesso per essere affrontato col dovuto tecnicismo nella presente sede, ma comunque come al solito distorto da taluni scribacchini, ai quali neppure avendo a disposizione una settimana si riuscirebbe a far capire di che si tratta) sia stato travolto dalle critiche apertamente espresse da molte persone che affermano di conoscermi.

Questo tentativo continuo di screditare l’Ufficio che servo da oltre 30 anni ha una sola matrice, fin troppo evidente ed individuabile, la quale abbia credo come fondamentale obiettivo quello di provare a dimostrare che il suo Capo, nominato dalla nuova Amministrazione, non sia degno.

Nell’edizione di sabato 12 luglio 2014, in un articolo sempre de “Il Tempo”, ancora a firma del giovane Bisbiglia, la Belviso si riattacca ai microfoni e commenta una vicenda di estrema delicatezza per le implicazioni sottostanti (e che forse qualcuno, accennandole del fatto, assai imprudentemente non le ha integralmente riferito). Si tratta del concorso a 3 posti da Avvocato presso l’Avvocatura comunale, che l’Amministrazione ha annullato (con atto del 24 aprile scorso) quando la Commissione esaminatrice si accingeva a far sostenere le prove orali ai candidati che avevano superato quelle scritte. Il giornalista riferisce che il TAR il 3 luglio ha emesso “sentenza con la quale ha imposto a Roma Capitale di espletare le prove orali” e, poi, ha lasciato i microfoni alla onnipresente Belviso la cui dichiarazione (tra virgolette) è questa (ho corretto io i refusi tipografici pur esistenti): “La mania di annullare i concorsi – afferma il capogruppo di Ncd, Sveva Belviso – è stata di nuovo stroncata da una sentenza della magistratura. Una decisione del tutto assurda, che è stata di nuovo liquidata con estrema chiarezza. Dopo aver sostenuto l’irregolarità del concorsone accampando il pretesto di buste trasparenti, a pochi giorni da un altro provvedimento del Tar che sospende gli effetti delle procedure di stabilizzazione a domanda dei precari storici del Campidoglio, sulle quali l’avvocatura aveva dato il via libera malgrado il parere sostanzialmente negativo del Ministero della Funzione pubblica e i rilievi degli ispettori del Mef, ora arriva un’altra sonora bocciatura dell’operato di Roma Capitale e dei suoi strapagati avvocati, con a capo Rodolfo Murra. Riusciranno mai a vincere una causa oppure l’amministrazione Marino è davvero giuridicamente così indifendibile?».

Come nei casi pregressi, la Belviso si fa portatore di istanze altrui (continuando a definire i legali comunali “strapagati” ma ignorando, appunto, le nuove norme), probabilmente senza ben conoscere gli antefatti delle notizie che si chiede ella commenti, chiosando un articolo di per sé tendenzioso e provocatorio che contiene due falsità (secondo le quali l’annullamento sarebbe stato imposto da me!), poi rettificate, su richiesta, dal diligente Direttore della testata (http://www.iltempo.it/roma-capitale/2014/07/15/per-il-concorso-non-c-e-ancora-alcuna-sentenza-1.1271331) in una edizione successiva, volte a proseguire nel solito – oramai disperato – tentativo di denigrare l’Avvocatura comunale ed il suo attuale Capo.

Come dicevo in premessa, non mi faccio convincere tanto facilmente dal c.d. giornalismo di inchiesta, specie di quello becero. E, così, non mi ha affatto persuaso la pur massiccia campagna di stampa, messa in piedi contro la Belviso, quando costei era il Vice Sindaco e al contempo l’Assessore alle Politiche sociali. Non mi sono fatto influenzare minimamente dalla circostanza che lei si sarebbe contornata, nel proprio staff (questo sì strapagato rispetto ai compiti richiesti), di persone inadeguate ed incapaci ma tuttavia legate da antichi vincoli di amicizia e di affinità con “l’onorevole” (http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_luglio_31/belviso-anche-consulenza-al-cognato-2011241818141.shtml), in pieno stile parentopoli; non mi son fatto condizionare dalla notizia che la Belviso ha permesso l’instaurazione di un rapporto di collaborazione ben pagato tra l’Amministrazione ed un pregiudicato, ben noto alle cronache criminali della città (e non solo) per aver passato parte della propria vita in galera a causa della commissione di reati gravissimi (http://m.ilmessaggero.it/m/messaggero/articolo/roma/211100); infine, ma potrei non concludere qui, non mi son fatto per nulla suggestionare quando qualcuno ha insinuato che nella alquanto torbida vicenda dei Punti Verdi Qualità – su cui i tempi della Procura di Roma iniziano a diventare davvero biblici – la Belviso sarebbe implicata in prima persona (http://www.ilmessaggero.it/roma/campidoglio/inchiesta_sulle_aree_verdi_spuntano_le_telefonate_di_belviso/notizie/191718.shtml).

Notizie di stampa giornalistiche, tutte queste, che come cittadino non mi hanno mai fatto né caldo né freddo, perché non basta “gridare” allo scandalo per poter pensare che lo scandalo esista davvero.

La Belviso la osservo direttamente, senza mediazioni giornalistiche. Ed ho visto che nonostante ella richiami il suo amore per Roma, non ha avuto il minimo scrupolo, in campagna elettorale, nel permettere che la città fosse lordata ed umiliata dai suoi mega manifesti elettorali (basta andare su “Google immagini” e digitare il suo nome per rendersi conto di che genere di investimento economico abbia sostenuto). Ho visto con i miei occhi (e non con quelli di compiacenti free lance) i camper pubblicitari col faccione della Belviso parcheggiati sulle strisce pedonali nelle pubbliche vie, impedendo l’attraversamento corretto da parte di quei pedoni desiderosi di poter rispettare le regole che non osservano, per primi, coloro i quali gli vanno a chiedere i voti per poterli rappresentare nelle Istituzioni. Ho visto la Belviso, un paio di mesi fa, in Protomoteca, in occasione di un Convegno della Polizia locale, scattare come una molla all’ingresso del Sindaco Marino ed andargli a baciare soavemente una guancia, sussurrandogli in un orecchio parole dolci (a giudicare dallo sguardo del Sindaco) e sorridendogli di continuo durante il suo indirizzo di saluto: mentre, per converso, lo dileggia quotidianamente e sistematicamente sui social. Ho visto la Belviso cavalcare recentemente la protesta di ogni genere di lavoratori (Multiservizi, Ama, Comune, persino quella dei meri candidati al c.d. “concorsone”), onnipresente in prima fila ad ogni loro corteo, e mi hanno fatto tenerezza, quei signori, convinti cioè di essere forse in quel modo sostenuti ed aiutati: tenerezza, sì, perché tutti i problemi che stanno arrivando al pettine ora, sono il frutto di scellerate politiche pregresse (ad esempio, le celebri “buste trasparenti” – e che fossero tali lo ha accertato anche il Prefetto in sede di verificazione giudiziaria nel giudizio dinanzi al TAR che sicuramente si concluderà smentendo l’opinione contraria! – sono state fornite a chi all’epoca ha bandito i relativi concorsi e che sul punto non ha fatto verifica alcuna….), rispetto alle quali la Belviso non può definirsi una mera, occasionale, “passante”. Ho sentito dire in Aula consiliare, alla Belviso, in occasione di una seduta di discussione sul bilancio del 2013, rivolgendosi al Sindaco attuale (cui scappò un sorriso), di aver diritto di pretendere “spiegazioni” sulle assunzioni in Ama (!!): quasi che la scelta di Panzironi quale amministratore delegato, autore di decine e decine di reclutamenti illegittimi (l’ammissione è sua, nel corso del processo penale pendente), fosse una cosa della quale anche lei non dovesse, invero, pentirsi sino all’ultimo dei suoi giorni.

Posso comprendere, quindi, che nel soddisfare la sua attuale esigenza di contestatrice (essendo all’opposizione, quella stessa opposizione che a quanto è dato leggere però non la soddisfa, perché troppo tenue e preoccupata del proprio tornaconto personale) la Belviso – che pure immagino sia persona dabbene – si faccia strumento di istanze altrui, alla perenne ricerca di scoop; tuttavia il tasto che ha toccato da ultimo, su Il Tempo, è assai pericoloso e maneggiando quel tipo di materiale (soprattutto non conoscendone molti dettagli) si rischia grosso.

Per quanto riguarda me, non sono certo di essere davvero all’altezza del compito affidatomi dall’Amministrazione, per il quale utilizzo, però, tutto il mio sapere, tutta la mia esperienza e 18 ore al giorno del mio tempo. Non ho avuto mai padroni, né tessere di partito. Sono un uomo libero, non essendo stato mai iscritto nella mia vita sul libro paga di qualcuno. Ragiono, da sempre, con il mio cervello e non debbo nulla ad alcuno. Non ho fatto promesse che poi sono costretto a mantenere, né a gente perbene né a delinquenti (e durante la passata consiliatura nel Palazzo Senatorio, di quest’ultima categoria – ce lo dice oramai la cronaca quotidiana e ce lo dirà certamente sempre più spesso in seguito – avevamo numerosi e belli esempi). Forse questo, alla Belviso, non lo ha mai raccontato nessuno di quelli che le vanno a chiedere di sparare a zero contro di me (magari si tratta di quelli stessi che, al tempo, si sono prostituiti per bieco interesse personale).

Non ho mai, fino ad ora, accettato la strumentale provocazione che mi è stata lanciata in innumerevoli occasioni, convinto che il lavoro paga assai più di qualsiasi polemica fine a sé stessa e che il mio ruolo di tecnico non si deve prestare a strumentalizzazioni: ma ora forse si è superato il segno e non posso assistere impotente a questo tentativo di deridere ed oltraggiare oltre misura il mio Ufficio.

“Riusciranno mai a vincere una causa oppure l’amministrazione Marino è davvero giuridicamente così indifendibile?” chiude così i suoi strali, la Belviso, nell’intervista a “Il Tempo”. Io inizio a credere che abbia il dente avvelenato sul piano personale e non più solo politico (politico sì, perché forse credeva – ragionando in un modo che le deve esser congeniale – che la mia nomina fu dovuta ad affinità ideologiche e non invece al mio curriculum). Perché, in realtà, una causa (ma non solo quella, naturalmente), importante, fondamentale, l’abbiamo vinta. Ed è quella che lei, insieme al suo sindaco di allora, ha intentato contro l’approvazione del bilancio comunale consuntivo del 2013 (fatto di fondi, peraltro, in gran parte già spesi dalla sua maggioranza). L’ha persa, la Belviso, quella causa, sia in primo che in secondo grado: al Tar (ord.za n. 12/14, praticamente una sentenza, stando a quanto è diffuso e completo il documento) ed al Consiglio di Stato (ord.za n. 852/14). La valente difesa di un arguto e bravissimo avvocato romano non le è servita: ha perso male, molto male, con due pronunce che hanno messo in risalto la straordinaria pretestuosità di quell’azione giudiziaria, contrabbandata come un modo per riuscire a rivendicare la libertà contro un’Assemblea capitolina che, invece, secondo la sua prospettazione intendeva mettere il bavaglio all’opposizione. Quell’Avvocatura comunale, oggi tanto odiata (e che al tempo in cui era Vice Sindaco la Belviso ha perso invece tutte, ma proprio tutte, le controversie legate alle ordinanze sindacali contingibili emesse, dall’antiprostituzione, all’antivetro, all’antimovida, ecc.: sconfitte sonore, ma mai accompagnate da clamori od attacchi mediatici, perché non c’era chi, per raccattare consenso, ci speculava sopra), ha dimostrato proprio con lei la sua grande professionalità e serietà. Che fosse un tantino arrabbiata (pure lei, oltre che il suo povero ed inconsolabile ispiratore, costretto a condividerne le sorti processuali) per questo?

——

P.S. A causa di questo mio “articolo”, la signora Belviso in data 15 settembre 2014 ha depositato un’interrogazione al Sindaco ed all’Assessore all’Avvocatura per sapere se non ritenevano la mia “condotta” difforme ai principi recati dal Codice di comportamento dei pubblici dipendenti, che in particolare impongono a costoro di evitare di assumere iniziative che possano nuocere all’immagine “dell’Amministrazione”.

Sarebbe stato forse sufficiente rispondere che il mio commento non aveva affatto ad oggetto “l’Amministrazione”, soggetto invece che l’articolo mira a tutelare e difendere proprio dagli attacchi di chi dimentica di averne, una volta, fatto parte.

Ed invece l’Assessore all’Avvocatura ha inteso rispondere all’interrogazione con una replica (dell’1 ottobre 2014) fitta fitta, tutta formulata in sapiente punta di diritto e fondata interamente su un principio che molti politici, dopo aver governato, dimenticano: quello della libertà di espressione del pensiero.

Leave a Reply